Abe Sada

Conoscete la storia di Abe Sada? No?! Allora ve la racconto io…

Abe Sada nasce a Tokyo da una famiglia per bene originaria di Nagoya.

Aveva otto fratelli, alcuni morti, altri trascorrevano una vita normalissima, tranne uno Shintaro.

Probabilmente per l’influenza che aveva avuto su di lei suo fratello Shintaro, Sada intraprese molto presto una vita che la portò nei quartieri di piacere.

A quindici anni venne stuprata da un suo coetaneo, da lì iniziò a frequentare delinquenti e gente poco raccomandabile.

Nel 1922 i suoi genitori la vendettero ad una casa di geisha, per tenerla lontana dai guai, ma in realtà fu la sua rovina.

Si impegnò molto in questo percorso, e ci riuscì, ma poi purtroppo contrasse la sifilide, e da lì il declino.

Passò dal mondo basato dal mondo delle case da tè ai bordelli diventando una prostituta.

Andò a lavorare a Osaka in una casa di prostituzione, ma non trovò fortuna nemmeno qui.

Nel 1934, dopo essere tornata a Tokyo per curare il padre in fin di vita, decise di lasciare il mondo della prostituzione trasferendosi a Nagoya, dove trovò lavoro come cameriera.

Conobbe un uomo facoltoso con il quale ebbe una relazione amorosa, Omiya Goro, un aspirante parlamentare, ma questa storia le costò il posto di lavoro.

Tornò nuovamente a Tokyo, dove proprio grazie a Omiya Goro, si poté curare dalla sifilide, in più l’uomo le promise di aiutarla as aprire un ristorante, a patto che prima imparasse il mestiere.

Andò così a lavorare come apprendista in un locale nel quartiere di Nakano.

Il proprietario Ishida Kichizo, era un vero donnaiolo, m era la moglie a gestire il ristorante.

Sada e Kichizo diventarono presto amanti, anche se sembra che si formò un triangolo amoroso, in cui il ruolo della moglie non era ben chiaro.

Sada si innamorò di questo uomo, provava sentimenti che nessuno le aveva fatto sentire prima d’ora, e la relazione proseguì sempre più intensa.

Chi però la incontrava diceva che la vedeva agitata, non tranquilla, pensierosa.

Quando Kichizo non c’era, Abe era veramente gelosa, e non avendo mai provato questo sentimento, era turbata.

Era il 16 maggio 1936, i due amanti si incontrarono a Ogu, un quartiere di Tokyo.

Bevvero molto, talmente tanto che Sada gli propose di commettere un doppio suicidio, lui si rifiutò.

In una locanda del quartiere, i due si appartarono per fare sesso.

Abe minacciò l’umo di evirarlo in modo tale che non potesse fare più sesso con nessun’altra donna, Kichizo si mise a ridere e chiese a Sada di strangolarlo con l’obi del kimono per provare più piacere.

Sada decise di narcotizzarlo e strangolarlo, fino alal morte.

Per ore restò nel letto a fianco al cadavere di Ishida Kichizo.

Prima di andarsene evirò l’uomo, aveva nascosto un coltello che aveva nascosto precedentemente, aveva premeditato tutto.

Portò con se i genitali dell’uomo, ma prima di andarsene incise, con lo stesso coltello il suo nome nella pelle di Ishida, e con il sangue scrisse sul lenzuolo: Sada e Ishida Kichizo, qui da soli, poi scappò.

Il 19 maggio uscì su tutti i giornali la notizia, ma non avevano ancora trovato Sada.

Il 20 o 21 maggio, non è ben chiaro, la polizia si recò in una locanda dove una certa Owada Nao di 37 anni, alloggiava.

La polizia insospettita andò a bussare alla porta della stanza.

Abe Sada non oppose resistenza, si identificò come tale, mostrando come prova della sua reale identità i genitali di Ishida.

fu portat a processo, lei chiese la pena di morte, ma fu condannata a sei anni di carcere, che si accorciò a cinque, nel 1941 era fuori di prigione.

Nessuno si era dimenticato di lei, e per molte donne divenne un simbolo trasgressivo.

Scrissero libri e fecero film sulla sua vita, fu un delitto che rimase a impresso nelle menti dei giapponesi.

Una vita non semplice, una more molto intenso che portò a eventi impensabili, questa è la storia di Abe Sada.

 

Ispirato ad un passaggio del libro “A tutto Giappone” di Antonio Moscatello